In causa propria

Foto: Copyright Jost Wischnewski

Cara Petra, spero che tu stia bene. Perché il mio tedesco non è così perfetto (e so che non fa niente per te) scrivo in italiano. Volevo dirti che finalmente io e Wolfgang Schorlau, con cui sto scrivendo un libro, saremo a Venezia dal giorno 04 Agosto al 07 Agosto. Ci farebbe molto piacere, a me e Wolfgang, poterti invitare a Cena, o se preferisci, un prosecco nel pomeriggio. Spero tu abbia tempo. Ci piacerebbe ascoltare da Te La situazione attuale che sta vivendo Venezia, visto che il nostro libro è ambientato proprio li. Un abbraccio.

Così recitava il messaggio scrittomi da un italiano sul mio blog. Ricevo spesso richieste come questa, da lettori dei miei libri, dal mio blog, dagli amici di Facebook. Spesso mi danno del tu, è così che ormai si usa sui social media, e mi va bene, anche se in realtà sono una che per natura dà sempre del Lei.

L’autore del messaggio era Claudio Caiolo, un attore italiano residente a Berlino e un cosiddetto amico di Facebook che come tale si era qualificato alla presentazione del mio libro „100 Pagine Mafia“ a Berlino. Col messaggio volle dirmi che intendeva incontrarmi a Venezia, anche questo lo conosco, ci sono continuamente persone che vengono a Venezia e vogliono incontrarmi per sapere qualcosa su Venezia. Accettai solamente perché non volevo essere scortese nei confronti del collega – fino ad allora a me sconosciuto – Wolfgang Schorlau.

Ci vedemmo al Vino Vino, una piccola osteria vicino alla Fenice. Durante questa cena, durata meno di un’ora e mezza,  i due signori mi annunciarono  l’intenzione di scrivere un romanzo giallo su Venezia: un’impresa audace di cui rimasi alquanto sorpresa, visto che visto che Schorlau, come potei appurare già quando ordinai da bere, non parla una parola di italiano e la sua conoscenza di questa lingua si limita a quella di un turista tedesco medio, per non parlare della sua conoscenza di Venezia. Ma di quest’ultimo „particolare“ si sarebbe occupato Caiolo, forte, a suo dire, della sua esperienza a Venezia, per lui certamente eccitante, ma de facto risalente a più di trent’anni fa. Sicuramente l’essere umano in età giovanile è particolarmente ricettivo, ma durante i trent’anni trascorsi dal suo soggiorno, Venezia, come posso testimoniare, è cambiata profondamente.

Mi sembrava come se un cieco e un sordo volessero unire le forze per comporre una musica da ballo. D’altronde, perché no, l’unione fa la forza e ad ognuno le proprie scelte. Cambiai tema anche perché la loro superbia mi sconcertava. Sostanzialmente parlammo ancora del crowdfunding per la lotta alla mafia che avevo lanciato in Germania, e questo fu tutto.

Un anno più tardi, quando ero stesa su una spiaggia della Puglia, ricevetti una mail da parte di Wolfgang Schorlau in cui affermava quanto segue:

Cara Petra, stimata collega, in allegato ti invio la nostra opera, mia e di Claudio. Spero ti piaccia. Le osservazioni sono le benvenute. Cari saluti da Stoccarda. Con i migliori auguri, Wolfgang Schorlau.

In allegato c’era un pdf con il titolo „manoscritto“. Trovai la mail alquanto strana: se fosse stato evidente che l’opera aveva a che fare qualcosa con me, forse avrei aperto l’allegato. Scritto così, però, non vidi alcun motivo di farlo – tanto più perché mi capita di continuo che mi inviino componimenti su Venezia, a volte si tratta di volumi di poesie, altre volte di descrizioni di passeggiate romantiche, talora sono raccolte di foto e talatra considerazioni storico-artistiche. Sono in tanti a essere ispirati da Venezia, lo comprendo bene. E fare „osservazioni“ non spetta a me.

In seguito ho semplicemente dimenticato la questione. Fino a gennaio di quest’anno, quando una mia conoscente mi scrive che stava leggendo un giallo di prossima pubblicazione che è ambientato a Venezia e che porta la firma di Schorlau/Caiolo, un giallo di cui ha come l’impressione che i suoi autori abbiano copiato dal mio blog e dai miei libri – e che, oltre a ciò, contiene un ringraziamento finale rivolto a me.

Un ringraziamento? Per cosa? A quel punto apro l’allegato, leggo „l’opera“ e appuro che gli autori hanno saccheggiato più o meno senza ritegno il mio lavoro: dal mio blog, dai miei libri, dai miei romanzi gialli e perfino dai miei post su Facebook. In ultimo il seguente „ringraziamento“: 

„Sono molte le persone che hanno collaborato alla realizzazione di quest’opera e a tutte loro vanno i nostri ringraziamenti. Desideriamo ringraziare Petra Reski per il tempo che ci ha dedicato a Venezia e a Stoccarda. Le conversazioni con lei sono state istruttive e illuminanti e sono confluite in molti passi di questo libro. Grazie mille Petra.“

Questo ringraziamento desta tanto falsamente quanto intenzionalmente l’impressione che io abbia collaborato con il duo, e che il mio contributo sia stato perfino significativo. In realtà, non ci sono mai state delle conversazioni, ma solamente la succitata breve cena durante la quale i due signori non hanno proferito non una parola con cui mi abbiano informato che era loro intenzione rielaborare il mio lavoro giornalistico e letterario, o per meglio dire: rimaneggiare.

Infatti, come se non bastasse, non sono neppure stati in grado di copiare correttamente. Non c’è qui abbastanza spazio per documentare le proporzioni del pasticcio di cui si sono resi autori con questo libro. Basti solo questo: tutti i turisti mordi e fuggi sanno che la Chiesa della Salute non si trova sull’isola della Giudecca. E ogni turista giornaliero medio sa che non ha senso manifestare in Piazza San Marco contro una nave da crociera, visto che le crociere non transitano in Canal Grande, ma per il Canale della Giudecca.

Sul fatto che le barche scoppiettino continuamente e che si possa incontrare anche una giornalista bionda di nome „Petra Mareschi“ –  stendiamo un velo pietoso. Ci sono milioni di libri raffazzonati su Venezia, uno di più o di meno è irrilevante. Per me, però, è una beffa che un pasticcio come questo venga giustificato anche col mio nome.

Il tribunale di Amburgo ha emesso un’ingiunzione, un decreto ingiuntivo con il quale è stato vietato agli autori di divulgare la loro „opera“ con il ringraziamento rivolto a me. Tuttavia, visto che dal divieto sono esclusi gli „esemplari già rilegati e stampati“, e ciò significa la prima edizione di „Der freie Hund“, ciò mi ha spinto a chiarire questi retroscena. 

Ma anche perché il modo di agire di questi due signori non è molto diverso da quello delle navi da crociera che lasciano solchi profondi nella laguna, guardano Venezia dall’alto al basso, saccheggiano il valore aggiunto della città e dietro di sé non lasciano nient’altro che polveri sottili, immondizia e distruzione.

Traduzione dal tedesco di Stefano Porreca

 

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