Gli imprenditori italiani di successo in Germania

Meno male che la mafia non esiste in Germania. Solo imprenditori italiani di successo.

Dopo l’uscita del mio libro “Santa Mafia” ho passato tre anni con processi – querelata da vari imprenditori italiani di successo, in particolare quelli di Duisburg e Erfurt. Le pagine di “Santa Mafia” sono state annerite su richiesta dei tribunali tedeschi. Nell’ultima udienza non sono più comparsa personalmente perché l’ho considerato troppo umiliante essere ripetutamente minacciata in una aula del tribunale senza che nessuno intervenisse.

Tuttavia, dal punto di vista della ricerca antropologica, l’esperienza mi è stata molto utile: Se comunque non posso fare nomi, perché vengo querelata subito, perché dunque dovrei quindi farmi ostacolare dai vincoli di un libro non-fiction? Allora ho deciso di scrivere sulla mafia solo in forma di romanzo.

In questo momento ho appena completato il terzo manoscritto per un nuovo romanzo sulla mafia. I protagonisti sono, come negli altri due romanzi: Serena Vitale, una donna magistrato anti-mafia con radici tedesche e il (per lo più) coraggioso giornalista investigativo tedesco Wolfgang W. Wieneke.

E gli imprenditori italiani di successo fanno tutto per fornirmi ulteriori ispirazioni: Mentre scrivevo l’ultimo libro, sono stata querelata di nuovo da un imprenditore di successo di Erfurt. Avevo fatto il suo nome in un articolo su una sentenza del tribunale di Lipsia contro la televisione tedesca MDR – in seguito del loro documentario sulla ‘Ndrangheta a Erfurt.

Pochi giorni fa, ho avuto la sentenza: Secondo il tribunale di Lipsia sono colpevole di aver violato i diritti della personalità dell’imprenditore di successo italiano.
Poiché nessuno legge il miei articoli sulla mafia in Germania e il mio blog più attento di alcuni imprenditori italiani di successo in Germania, particolarmente quelli di Duisburg ed Erfurt, è probabile che il mio blog debba proprio a loro il maggior numero dei click.
Più che la querela dagli imprenditori italiani di successo però mi ha stupito l’atteggiamento della redazione per la quale ho scritto l’articolo, il „Freitag“ – un giornale noto per ostentare il suo grande impegno sociale. Alla mia domanda se la querela era arrivata anche alla redazione, ho sentito solo un „Oops – no, non abbiamo ricevuto niente qui, per quanto ne so“.

Poi hanno fatto scena muta. Nessuno della redazione mi ha chiesto se potessero darmi una mano, magari il sostegno di un avvocato – niente. Anzi, in obbedienza preventiva, il mio articolo online veniva cancellato già prima del processo. „Un peccato, sì, ma le spese legali sono per una piccola casa editrice come la nostra un bel peso“, mi facevano sapere.
Il fatto che le spese legali per una piccola scrittrice come me potrebbero significare forse un considerevole, se non un maggiore peso (ho incassato per l’articolo in tutto 321 euro), nessuno sembra esserselo chiesto.

Non mi sarei aspettata una reazione del genere – né che avrebbero cancellato il mio articolo in obbedienza preventiva, né che si sarebbero inchinarti già prima del processo – per non parlare di etica giornalistica.

Poco dopo di che mi è stato consegnato la querela, ho scritto una lunga mail al caporedattore Jakob Augstein – a sua volta erede del fondatore dello SPIEGEL. E lui, che di solito si esprime su tutti i possibili temi su tutti possibili canali – dalla A come „armi nucleari in Germania“ fino a Z come „zero speranze per i bambini del terzo mondo“ – stava zitto. Nessuno ha risposto. Poi ho capito il messaggio.

Mi sono ricordata una frase che mi ha detto una volta Alberto Spampinato, il fratello di un giornalista ucciso dalla mafia siciliana e fondatore di „Ossigeno per l’informazione„: „Chiunque scrive sulla mafia lo fa a  rischio e pericolo.“ Lo intendeva letteralmente. Perché con „a proprio rischio“ intendeva non solo pericolo per la vita, ma anche per l’integrità. Senza la viltà di molti e senza le bocche chiuse dei suoi simpatizzanti la mafia sarebbe stata sconfitta già molto tempo fa.

La querela mi è stato consegnata al mio indirizzo veneziano. Il quale si può conoscere magari facilmente tramite fonti disposti – ma non il piano in cui abito. Il piano lo può conoscere solo chi è stato in piedi davanti alla mia porta.

Sono piccole sottigliezze che si possono solo apprezzare quando si scrive di mafia “a proprio rischio”.

Comunque un’ottima fonte di ispirazione per i miei romanzi futuri.

15 Kommentare

  1. Tenga duro Petra, ma se dovesse veder le brutte, le dico una cosa che sembrerà paradossale: scappi qui in Italia che troverebbe più comprensione e difesa che non nel suo paese il quale non possiede ancora gli anticorpi per contrastare una malattia quale è la Mafia. Forza e coraggio! Spero che le sia di conforto e di aiuto -nei momenti difficili- sapere che ci sono tante persone che la stimano e le dedicano un pensiero di benevolenza e augurio affinché la giustizia possa rispondere al suo appello!

  2. Buonasera, Petra, non conoscevo la Sua produzione ma sapevo che da qualche parte doveva esistere una persona come Lei, testimone di quel marciume classico italiano che non potevamo non esportare. Purtroppo temo che questo marciume abbia contagiato anche più di qualche azienda tedesca, che sicuramente opera anche in italia.
    Buon lavoro e tenga duro

  3. Ho letto il suo articolo tramite il Blogger del M5S. Grazie.
    Vivo in Sicilia. Ho acquistato una casa nel centro storico della più grande città credendo nel risanamento di certi quartieri. Purtroppo non essendomi informato abbastanza per tempo abito in una palazzina dove risiedono le famiglie di due ergastolani per mafia.
    So di cosa parla essendo nato ed avendo vissuto sempre in Sicilia. Se devo dirle la mia opinione lei è troppo ingenua per fare certe battaglie. A meno che non abbia deciso di andare a sbattere contro un muro. Ed in quel caso solo lei si farebbe male. Con stima

    1. Non sono ingenua e neanche romantica – non mi illudo di quello che sto osservando dal lontano anno 1989 quando sono venuta per la prima volta in Sicilia – nella cosiddetta „primavera di Palermo“. Ho seguito lo sviluppo negli anni seguenti in Italia – e ho osservato la diffusione della mafia in Germania. Non mi illudo – perché vedo che non c’è nessuna volontà politica di affrontare il problema mafia in Germania. Ormai fa parte dell’economia „legale“. Ma non mi impedisce di farlo notare ai miei connazionali. Con stima, Petra Reski

  4. Petra Reski, sei una donna coraggiosa. Molto coraggiosa.
    Leggendo i tuoi articoli si ha la sensazione che voi tedeschi state coccolando la ’ndrangheta come fosse come un neonato.
    Vedo un futuro molto nero per la Germania.
    La tua condanna per aver violato i diritti della personalità… è paradossale. Il mondo alla rovescia. Per certi aspetti siete messi peggio di noi italiani.

    1. Buongiorno,

      Sono un italiano emigrato a Lipsia di 32 anni. Ho letto il suo articolo sul blog di Beppe Grillo e 5 stelle.
      Volevo dirle una parola di conforto, non mia, ma di uno che conta è sta in alto, e di ingiustizie subite, persecuzioni giudiziarie, e vari danni morali, fisici e spirituali da parte delle persone se ne intendeva. Parlo di Gesù, il figlio di Dio, che ci ha detto: Beati i perseguitati a causa della giustizia, perché di essi é il regno dei cieli.
      Non si meravigli della non reazione dei tedeschi, sono un popolo capace di conciliare molte contraddizioni con il più pragmatico , freddo e calcolato degli spiriti. Per loro se la mafia non gira con la carabina e non gestisce affari palesemente sporchi, é piú comodo pensare non si tratti di mafia.
      Un cordiale saluto, e non molli.

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